Le periferie sono la città del futuro. Nonostante tutto.
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Dopo il lavoro del 2015 sul multietnico quartiere Giambellino, una delle storiche periferie milanesi, il progetto di Renzo Piano che prende il nome G124 dalla stanza al Senato del “Geometra” (copyright suo, autoironico) ha puntato nel 2016 su Marghera con un obiettivo ambizioso. Realizzare, con un tutor entusiasta (Raul Pantaleo) e una squadra di giovani architetti motivatissimi (Laura Mazzei, Anna Merci, Nicola Di Croce), piccoli-grandi interventi per dimostrare che “anche nel posto più brutto c’è qualche angolo dove puoi vedere la bellezza. E Marghera non è una delle periferie più brutte”. I numerosi sopralluoghi, un’attenta lettura della struttura urbana e i primi incontri informali effettuati per indagare le dinamiche sociali hanno consentito al gruppo G124 di individuare nel tessuto di Marghera quelle aree di margine che mostrano una prossimità inedita tra contesti e funzioni. L’area industriale di Porto Marghera rappresenta oggi una vera e propria barriera invalicabile, un confine che segna rigidamente il limite del quartiere residenziale, e che ne impedisce l’affaccio sulla laguna. Lo sviluppo industriale degli anni trenta del secolo scorso, culminato alla fine degli anni novanta, ha generato danni ambientali irreversibili a cui soltanto lunghe e costosissime bonifiche possono porre rimedio. Partendo da queste premesse, per ciascun ambito il gruppo G124 ha immaginato una visione su cui strutturare la proposta progettuale. Questo libro ne racconta la storia.
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